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Pensieri in movimento

Risposte dopo la lettura del libro

Qui di seguito ho riportato i contributi degli amici che hanno letto il libro.
Sono elaborazioni, a volte brevi, a volte molto lunghe, mandate per e-mail, per posta o consegnate a mano, diverse nello stile e nelle modalità di scrittura, ma tutte quante caratterizzate da una grande umanità e dalla voglia di condividere pensieri ed emozioni.
Per salvaguardare, il più possibile, la privacy degli "scrittori" ho riportato soltanto il nome e la data di arrivo della risposta, ed ho cercato di togliere gli elementi che potessero portare ad un'identificazione del mittente.
Tra l'altro, ho utilizzato per tutti il "tu", anche per essere coerente con la scelta di dedicare il libro agli amici. Ed infatti diversi lettori hanno sottolineato come il carattere "friendly" della conversazione letteraria portasse ad instaurare un naturale legame amichevole.
Ad esempio Luigi, un collega di amici, ha così esordito nel suo messaggio: "Caro Paolo, prima di tutto scusami se ti do del tu, ma ho appena finito di leggere "Pensieri in movimento" e mi sembra di aver appena terminato una chiacchierata con un vecchio amico al quale non si può non dare del tu". 

Da Stefania, 16 novembre 1999

"Volevo ringraziarti per avermi offerto l'opportunità di leggere in anteprima questo tuo lavoro: è mezzanotte ed un quarto e ho appena finito di gustare il piacere raro di una riflessione "disinteressata", lontana cioè da ogni scopo professionale, di ricerca o di studio.

E' davvero un regalo, come dici, è l'occasione per tornare liberamente sui sogni i desideri a lungo accantonati, a causa dei bisogni o degli obiettivi, troppo spesso imposti dalle concrete circostanze della vita quotidiana.

Leggendo ho intravisto la possibilità di allontanare l'ansia dei risultati, di allentare il rigido controllo delle performances, di rendere meno tesa la ricerca delle soluzioni più efficaci per ognuno dei mille problemi, banalmente pratici e tediosamente necessari, che ogni giorno ci trascinano nel tempo, senza più percezione di noi stessi, senza spazio per il cuore e per la libertà della mente.

E poi il piacere delle, stavo per dire citazioni, ma non lo sono, suggestioni mi sembrerebbe invece più corretto: c'è infatti nelle tue pagine un suggerire recuperi di memoria, un ritrovare le ragioni dell'essere noi e dell'essere con gli altri, nelle parole di molti degni, per ragioni diverse, di venir ricordati.

Tutto invita al recupero, non esteriore né esibito, di una ricchezza della cultura che serva davvero: a provocare un cambiamento di rotta, a rimettere in gioco energie, ad assaporare fino in fondo ogni fremito di vita, a rileggere la realtà, a rileggersi.

Grazie dunque per avermi chiesto di partecipare a questa festa: la tua festa creativa che, sebbene possa forse spaventare qualcuno nel richiamo alla consapevolezza, alla responsabilità e al sano esercizio del dubbio, certamente darà gioia a molti di noi giovani di mezz'età (!)

L'invito infatti è chiaro e attraversa l'intero lavoro: "prendiamoci cura" di noi fino in fondo, senza negarci nessuna possibilità, coscienti dei limiti ma soprattutto delle potenzialità, rafforzati nella libertà interiore anche e proprio per lo sguardo positivo rivolto verso gli altri.

E poi perché non aspettarsi stimolanti analisi e commenti magari provocatori o forse ironici, comunque interessanti, da parte dei più giovani?

Che il dibattito si apra dunque!

Ad maiora!".

Da Giampaolo, 18 dicembre 1999

 Il conte Grigio
(marca di tè inglese "Earl grey" che l'autore del libro solitamente beve)

 

Pensieri in movimento......

Pensieri girovaghi senza frontiere,

forse anch'essi pellegrini

di questo Giubileo di fine Millennio.

 

Pensieri a volte tristi e opprimenti

che velano la bellezza

delle cose che ci circondano

con una pesante cappa scura.

 

...Pensieri a volte teneri e lievi

come la carezza di una donna amata

in questo mondo folle

prigioniero della sua follia.

 

...Pensieri concreti, fantastici, buoni,

cattivi, dolci, bizzarri, incerti, ispirati,

sublimi, semplici, originali, ostinati,

...ma sempre essenza dell'essere e della sua coscienza.

 

Ne ho raccolti per te, del Conte Grigio

celandoli tra le foglioline brune.

Quando l'antico aroma ti giungerà

forte e immutato, ricordati che sempre

mi sentirò orgoglioso della tua Amicizia.

Da Francesca, 18 Dicembre 1999

Stimolante l'idea del work in progress... dal libro per gli amici al libro degli amici: suggerimenti e suggestioni per guardare alla vita con spirito lieve.
Non per semplificare, ma per capire e ricordare, attraverso la fulminante intelligenza degli aforismi e l'acutezza delle citazioni, che la complessità dell'esistere ci accomuna a tutta l'umanità, senza confini di tempo o di spazio.
A me, che scrivo ancora con la penna e amo leggere, la tua proposta è piaciuta e, in chiave metafisica, ti offro un piccolo sorridente contributo:
"Cosa conosciamo? Cioè, cosa siamo sicuri di conoscere, o sicuri che conosciamo di aver conosciuto, se pur è conoscibile? Possiamo conoscere l'universo? Mio Dio, è già così difficile non perdersi per Chinatown...
Il punto pertanto è: esiste qualcosa fuori di noi? E perché? E devono proprio fare tutto quel rumore." (Woody Allen: Saperla lunga). 

Da Gianni, 18 dicembre 1999

Sicuramente un bel libro che si legge tutto di un fiato per il taglio piacevole e culturale.

Dal lato formale è scritto in italiano (se si accentuano alcuni piccoli refusi di stampa) praticamente perfetto.

Dal lato sostanziale rilevo che lo scritto non dà risposte né certezze, ma insinua molti dubbi nell'animo del lettore. Ma, forse, l'abilità dello scrittore si esprime proprio in questo aspetto.

Egli, dimostrandosi uno scafato (anni ed anni di aula a qualcosa devono pure servire), premette che il dubbio è saggezza e, quindi, dal punto di vista sopra espresso il libro non può che essere SAGGIO (solo gli imbecilli non hanno dubbi - pag.41 dell'opera), conseguendo l'obiettivo che ogni scrittore persegue.

Ciò premesso, devo anche aggiungere che la razionalità, lo schematismo e la concretezza con cui il mio carattere approccia le cose ed i fenomeni, mi inducono a credere che pure il dubbio possa trovare la sua giustificazione e la sua collocazione razionale. Lungi dall'essere fine a se stesso, ritengo, infatti, che il dubbio abbia cittadinanza nel nostro mondo per motivi ben precisi, gli stessi motivi razionali che rendono il dubbio sinonimo di saggezza. Su questa linea di pensiero mi farà piacere dare un contributo in occasione del prossimo "Pensieri due - la vendetta" previsto per il Natale 2000.

Ancora complimenti e ringraziamenti per il libro: un bel regalo per Natale, senz'altro da annoverare fra le cose da portare con noi, idealmente, nel terzo millennio.

Da Armando, 25 Dicembre 1999

La mattina del giorno di Natale ho dedicato due ore, seduto in poltrona, alla lettura di "Pensieri in movimento"... raramente mi sono "mosso" tanto...

Da Laura, 10 Gennaio 2000

Credo di aver fatto una profezia autoavverante: in effetti la lettura del tuo libro - che in alcuni punti ha molto in comune col mio diario personale! - ha avuto benefici effetti su una persona... ME!

Forse mi ha reso particolarmente felice ritrovare in ciò che hai scritto, infarcendo le pagine di deliziose citazioni (che io adoro), molti pensieri, immagini, precedenti letture che hanno un posto particolare e significativo nel mio cuore.

Sfogliare un testo, pagina dopo pagina, è come seguire il volo del gabbiano Jonathan Livingston dell'omonimo racconto: sento l'impulso di volare più in alto, di scoprire nuovi orizzonti, di conquistare, attraverso il percorso tracciato dalle parole, conoscenze e visioni del mondo che già mi appartenevano, ma che non sapevo ancora identificare.

I pensieri in movimento mi hanno richiamato alla mente il celebre stream of consciousness, quel ruscello di pensieri che pian piano diventa fiume e scorre con l'impeto delle emozioni, dei sentimenti, delle passioni attraverso i giorni della nostra vita.
Oppure in termini informatici potremmo parlare di web, una rete o meglio una tela di ragno intessuta continuamente di sottili fili, di momenti che catturano o collegano idee, progetti, relazioni, desideri, sogni...
Una tela che è il regno del nostro essere, della nostra vita quotidiana, di tutte le esperienze che hanno segnato il nostro cammino, un cammino che , come fai ben notare tu Paolo nel tuo volume, dovrebbe condurci nella direzione dei nostri sogni, delle nostre potenzialità attraverso un costante processo di consapevolezza, conoscenza, responsabilità, impegno, scelte, dubbio, volontà, cambiamento.

Apprezzo moltissimo il riferimento alla stupenda poesia di Robert Frost "The Road not taken", una delle mie preferite sul tema delle scelte e del coraggio di prendere la via meno battuta e constatare poi la differenza che ne risulta per la propria crescita!

Un po' il contrario di quello che fa Dorian Gray, lasciando che il suo ritratto porti gli indelebili segni della vita, ma soprattutto del male, delle scelte sbagliate, nascondendo sotto la sua perenne e falsa facciata di giovane innocente un animo oscuro e travagliato dei cui misfatti non vuole sentirsi responsabile.

Orrore dell'errore? Si potrebbe definire così il rifiuto dimostrato da molti ad accettare la propria imperfezione , la propria fallibilità. Un desiderio di restare immobili, sempre uguali, sempre identificabili nella propria illusione di perfetto equilibrio, rinunciando ad una necessaria evoluzione, un divenire spesso doloroso ma gratificante e, perché no?, entusiasmante.

Ma ormai tutti vorrebbero le formule miracolose, la bacchetta magica, che permetta di ottenere la realizzazione di ogni aspettativa senza alcuno sforzo, senza costanza e senza rinunce. Nessun lavoro, nessuna ricerca di una alchimia giusta per il proprio modo di essere e di pensare, in modo da concretizzare il proprio successo e raggiungere finalmente i propri obiettivi.

Se vuoi essere ponte, preparati ad essere attraversato, diceva un preside della Virginia, e voler comunicare con gli altri, senza essere noi stessi comunicazione, mezzo attraverso cui il messaggio fluisce anche senza parole (forse, ormai, troppo sfruttate!), comunicare senza comunione, senza empatia, diviene un semplice spargimento di frasi sterili che non daranno alcun frutto su di un terreno mai preparato (questo si riallaccia al tema della semina, del piantare alberi e istruire persone!).

Ma questo tuo libro, caro Paolo, potrebbe essere una base su cui costruire ponti saldi e resistenti per il transito di idee, di volontà, di sogni e di modi di essere...

Da Anna, 11 Gennaio 2000

C'è stato un tempo in cui scrivevo cose ed un tempo in cui nutrivo il mio cervello, il tempo dell'anima e quello del cuore.

Poi un giorno "splash" ho sbattuto via penna e fogli, ho chiuso a chiave emozioni ed introspezioni e sono andata a vendere assicurazioni.

Da quell'esperienze il mio IO interiore non si è più ripreso; è rimasto mortificato, silente, quasi vergognoso di esistere in un mondo così pragmatico e spietato. 

Me ne dolevo moltissimo perché sentivo di aver perduto l'identità, di essermi inaridita, ma l'ingranaggio della sopravvivenza non mi consentiva tentennamenti.

Pensare è un lusso - conclusi - che non posso concedermi.

Oggi arriva il tuo libro e mi risveglia nostalgie; nostalgie del tempo in cui scrivevo cose, nostalgie del tempo in cui avevo tempo, nostalgie del desiderio morboso di spiare i miei passi sul gradino della meraviglia.

Mi riaccende la voglia di perdermi nei pensieri, accartocciarli, ingrovigliarli, intrecciarli, dipanarli; ascoltare l'onda di un pensiero che arriva mentre l'altro già inghiottito si ritira; vederli uno dietro l'altro - "in movimento" - formare le maree, solcare i deserti, raggiungere la luna..... E risvegliare emozioni fino a scoppiare il cuore.

....Per favore, ridatemi penna e fogli! 

Da Cecilia, 11 Gennaio 2000

Mi dispiace aver aspettato fino ad oggi per ringraziarti della copia del libro che mi hai mandato tramite mio padre, ma volevo farlo "a ragion veduta", dopo averlo letto, e non solo per educazione.

Ho trovato il libro di facile e piacevole lettura, capace di offrire nello stesso tempo tanti diversi spunti di riflessione e un leggero sorriso divertito, con la possibilità di variare continuamente i piani di lettura. Mi è piaciuta l'idea con cui è nato, la solo apparente leggerezza con cui hai "colpito" i problemi da cui ci facciamo rovinare quotidianamente la vita, e il modo gentile e delicato con cui lo hai offerto agli amici.

Attendo con curiosità "Pensieri in movimento numero due".

Da Nicola, 14 Gennaio 2000

Ho ricevuto con tanto piacere il tuo libro e con ancor più piacere l'ho letto alcune volte, ed è stato stimolante.

Lo avevo appena riletto prima di addormentarmi proprio ieri sera e nella notte ho fatto un sogno che in qualche modo mi è sembrato legato al libro. 

Telo voglio raccontare: ero con un gruppo di amici in
un'osteria, mi metto a discutere con un amico e la discussione la concludo arrabbiandomi. E così metà dei miei amici continuano la serata in osteria divertendosi, bevendo e mangiando, mentre io ed altri (che erano con me nella discussione) la passiamo allo stesso tavolo ma arrabbiati e scontrosi e senza "partecipare alla festa". E mi sono reso conto che, come tu riconosci nel tuo libro, la felicità o meglio, lo stato d'animo che chiamiamo felicità è molto più di quanto non crediamo determinato da noi stessi più che da gli eventi esterni (come dimenticare Epitteto), e così il nostro benessere e' un percorso che possiamo (e ribadisco possiamo) sviluppare e creare.

Il tuo libro mi sembra molto interessante e simpatico, mi sembra realmente una lettura "positiva,. soprattutto perché "spinge" a pensare.

Noi psicologi siamo o meglio dobbiamo essere traduttori e semplificatori della realtà, o meglio rendere la complessità della realtà semplici per i nostri clienti.

In fondo il senso del nostro lavoro e' attualizzare un percorso di cambiamento che esiste già in potenza. Poi, certo, tutti noi dobbiamo essere motivati per farlo, ma sono ancora convinto che sia una possibilità concreta per tanti. 

A volte, mi viene veramente il dubbio che in fondo noi tendiamo a dimenticare (o meglio banalizzare) delle realtà e delle verità per abbandonarci a idee assolute e irrealizzabili (e quindi per definizione frustranti). Il fatto e' che il più delle volte non ce ne accorgiamo. Come diceva Proust il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi paesaggi, ma nel possedere nuovi occhi.

Da Emilia, 15 gennaio 2000

Quando mi trasferii in questa città e la prima volta da questa casa aprii la finestra sul cortile vidi sui tetti dei nostri garages tanti gatti neri.

Avevo lasciato un'infinità di affetti, un cumulo di cose fatte e non, un mare di illusioni e delusioni ed i miei pensieri erano un caos di spume ondeggianti che, soverchiandosi, sovrapponendosi, creavano un turbinio incessante e senza senso.

Pensai: mi ci mancavano i gatti neri che - ti attraversino o meno la strada - dicono (??) portino male.

Allora decisi di non guardare dalla "feritoia" della mia finestrella, ma di dar loro un altro significato, ben diverso, del tutto diverso: i gatti neri sono il mio portafortuna.

Ma cos'è la fortuna? A lungo ho meditato: la fortuna è saper cogliere, sempre, dall'immagine di quella appropriata copertina del tuo libro solamente i lineamenti della bella fanciulla.

Forse io sono stata così "fortunata" per più anni della vita, gli anni in cui costruirsi dentro e fuori dava un senso ad ogni azione ad ogni nostro pensiero.

Poi quando gli incanti sono caduti, le delusioni mi hanno maturata - oggi si direbbe mi hanno fatto crescere - ho cominciato a scoprire nel famoso disegno di copertina anche la vecchina, la strega.

Perché? Tante sono state e sono le domande, solo qualche risposta e, forse, neanche quella sicura al massimo.

Nessuno di noi, penso, se è pienamente onesto può dirsi giudice equo di ogni propria azione.

Siamo umani e soggetti a sbagliare ed è umano cercare, non trovare, come nel pensiero di Victor Hugo a pag.84, la giustificazione a tutto ciò.

Da Susanna, 21 Gennaio 2000

Alla citazione del Cardinal Bessarione (pag.101 del libro), aggiungo che il miglior riconoscimento del valore di un libro è donarlo alle persone che amiamo.

Da Claudio, 21 Gennaio 2000

Se qualche lettore è stato critico, ti mando due epigrammi di Marziale per risposta:

Ad un lettore schizzinoso ed invidioso
"Tu che fai delle smorfie, o velenoso,
e volentieri non leggi questi versi,
possa di tutti essere invidioso,
nessuno mai di te".

Un poetastro malevolo
Tu, Lelio, non pubblichi i tuoi versi
E critichi i miei:
ora, o smetti di criticare i miei
o pubblica i tuoi versi.

Da Domenico, 24 Gennaio 2000

Quando ho cominciato a leggere questo tuo bellissimo libro, 
subito mi ha affascinato e coinvolto emotivamente.

La sera rileggo alcune frasi e citazioni ed è come se mi aiutassero ad andare avanti in questa mia esistenza.

E' piacevole respirare pensieri profondi, come credo che sia bello pensare a quanto e come, uomini di cultura e perché no di strada si propongono.

Vorrei salutarti così con un verso di Mogol. "Ascolta sempre 
musica vera, e cerca sempre se puoi di capire". (ndr Arcobaleno di Celentano).

Da Italo, 27 Gennaio 2000

Complimenti!!! Ho utilizzato il tuo libro per la mia prima riunione a.... E' riuscita molto bene!!!

Da Silvina, 22 Febbraio 2000

Innanzitutto voglio esprimerti la mia gratitudine per avermi annoverato indirettamente tra la schiera dei tuoi amici capaci di "osservare la realtà umana".
Ho potuto prendere atto del tuo bagaglio culturale... e voglio onorare la promessa fatta a me stessa di scriverti due righe dopo aver letto il tuo libro "pensieri in movimento".
Ti dico, senza esagerazione, che il testo è uno dei prodotti umani che conforta sulla qualità della specie.
Il testo rivela il corso di una lunga e approfondita ricerca operata con capacità analitiche ed un disinvolto allacciamento interdisciplinare alla storia, alla filosofia, alle religioni, alla letteratura, di diversi tempi e settori.... geografici.
Tutto ciò risolto in un rapporto dialettico che fa crescere il lettore stimolandolo a realizzarsi in una integrazione socio-culturale del pensiero.
Io paragonerei questo minuscolo libro ad un piccolo museo in cui l'autore, oltre che alla documentazione, si avvale della sua creatività nel saper gestire con disinvoltura una copiosa eredità di indizi e spunti certificati, come se tutto sgorgasse dalle mani di un restauratore instancabile.
Tutti i riferimenti costituiscono un preciso filo di collegamento, che restituisce un significato ed una spiegazione alla vita attuale.
Si nota tra le righe un'insoddisfazione della vita in connivenza con la luce di una felicità conquistata ed un rifiuto della staticità del pensiero che si manifesta in un continuo rinnovamento, indice di giovinezza.
Non dubitavo, che con il trascorrere degli anni non avresti allentato il linguaggio, il senso dell'interpretazione della vita ed il tuo stile amletico.
E' significativo che tu ancora persegua ideali personali e collettivi così gratificanti.

Continuazione della risposta di Laura 8 Febbraio

Ho ritrovato una frase che avrei voluto citarti nel mio commento al tuo bel libro ma non ricordavo esattamente le parole dell'autore, T.E. Lawrence:

"Tutti gli uomini sognano, ma non allo stesso modo.
Coloro che sognano di notte nei più profondi recessi della loro mente, si accorgono da svegli dell'inconsistenza dei loro sogni.

Ma i sognatori del giorno sono esseri pericolosi, perché da svegli mettono in atto i loro sogni per renderli possibili". 

E' una riflessione molto interessante e, secondo me, estremamente corrispondente alla realtà (anche se pure il concetto di realtà è piuttosto relativo!), non posso fare a meno di trovarla davvero vicina alla mia esperienza: sono convintissima di appartenere anima e corpo alla categoria dei day dreamers, i sognatori del giorno!

Spero che questo pensiero di Lawrence fornisca anche a te degli spunti interessanti per il prossimo volume...

E ti auguro di sognare molto, a colori e su schermo panoramico soprattutto di giorno!!!

Da Dante, 1 Marzo 2000

Ho letto il tuo libro con molta attenzione due volte: una prima volta tutto d'un fiato, una seconda prendendo degli appunti, al fine di soddisfare le tue richieste: quella iniziale (inserita nella dedica) sulla possibilità di "aprire un dibattito sull'importanza dell'impegno e della responsabilità personale" e quella finale (insita nel libro) circa un libro per il 2000 elaborata "con" gli amici.

Innanzitutto un caldo ringraziamento per avermi inserito nel novero dei tuoi amici; tu sai bene (e io pure!) quanto sia difficile far nascere e soprattutto mantenere un'amicizia nel mondo lavorativo....

Per me è, quindi, un punto d'onore oltre che di piacere essere annoverato fra le tue amicizie alle quali - bontà tua - ti permetti addirittura di dedicare un libro con la chiosa finale che in mancanza di loro il libro stesso non sarebbe stato scritto.
Leggere il tuo libro è stato piacevole, divertente, coinvolgente; io mi sono sentito coinvolto a tutti gli effetti perché, come te, da poco ho varcato i 50 pervenendo, così, a quel periodo della vita nella quale diventa indispensabile fare il classico "punto della situazione", fermandosi, estraniandosi chiudendo fuori la porta le priorità che ci assillano quotidianamente, le vie percorse e precorse, osservando la realtà attuale, cercando di capire quale strada imboccare per il futuro.

Il tuo libro ha rappresentato per me il fantomatico "viandante" incontrato per strada che non mi ha chiesto "da dove vieni?" ma piuttosto "dove stai andando?" indagando sulla possibilità di fare insieme la strada che davanti si intravede.

Ed ecco che i miei pensieri si son messi in movimento.... entrando nel vivo del libro, meditando sulle tante massime in esso intelligentemente inserite, cercando una risposta o approfondendo le più risposte agli interrogativi, più nascosti che appariscenti, che esso propone.

E' vero, caro Paolo, noi siamo troppo condizionati dai tantissimi vincoli di ogni natura (morale, etica, psicologica, sociologica, professionale ecc.) che, col tempo, progressivamente, inconsapevolmente, ci siamo creati da noi stessi; essi rappresentano il nostro guscio di noce impermeabile dal quale non siamo più capaci di mettere fuori neppure il naso o mezz'occhio per sbirciare che tempo fa; ci s iamo fatti una corazza con le nostre idee, il nostro modo di vedere la vita, il nostro egocentrismo, al punto tale che, ad ogni "logica" conclusione noi siamo sempre nel giusto e a sbagliare sono sempre gli altri.

Sono d'accordo con te quando affermi che ci vorrebbe più flessibilità mentale (gli assunti di base), più disponibilità a rimetterci in discussione, non guardando solo il nostro specchio, ma ascoltando di più gli altri; ma per ascoltare gli altri dobbiamo prima aprirci completamente, spalancare senza riserve o timori la nostra mente, spaziando con lo sguardo verso orizzonti più lontani e solo dopo rientrare in noi stessi, arricchiti di quanto gli altri hanno saputo farci osservare prima e donarci dopo.
Un tema molto ricorrente, direi dall'inizio alla fine, nel tuo libro è quello della "realtà circostante" dalla quale vuoi giustamente far partire il discorso sul tutto: se prima non si conosce, in ogni possibile risvolto, la propria situazione (interna e confinante) non è possibile per nessuno operare successivamente delle scelte; ma chi o quanti di noi sono disponibili a guardarsi dentro o dintorno, cioè a fare una sana, equa, responsabile, autocritica? Ben pochi.
Il tuo libro - almeno questo mi è parso di capire - vuole rappresentare proprio un sistema per liberarsi dai tanti lacci e laccioli mentali (vincoli) trasformandoli, la tanto desiderata (ma sconosciuta ai più) libertà interiore, in proficui mezzi (opportunità) per vivere meglio con se stessi e con gli altri.
Per fare tutto ciò non bisogna diventare di colpo superuomini ma tendere di più, senza condizionamenti almeno nella fase iniziale, quella di rottura, alla saggezza; il saggio, come giustamente affermi, non ha certezze ma solo ipotesi grazie alle quali riesce sempre a mantenersi in equilibrio.
Il famoso punto della situazione, fatto con attenzione e spirito di analisi, può costituire la chiave per aprire quella porta interiore che noi abbiamo chiuso da sempre verso l'esterno, non consentendo a nessuno mai neppure di bussare...
E dopo esserci osservati, dentro e fuori, dovremmo aver capito finalmente qual è la nostra posizione rispetto agli altri: e questo diventa il momento di assumere quelle decisioni che potrebbero, dovrebbero in certi casi, cambiare sistema di vita. 

Da Adriana, 4 Marzo 2000

Forse non è una coincidenza il fatto che il libro sia arrivato giusto quel giorno, a conclusione di un cammino che per me è solo l'inizio. Ciò è capitato in un periodo in cui, per vicende personali, ho sperimentato la forza e la paura che il "nuovo" innesca dentro di noi.

Davvero le tue parole hanno delineato il cambiamento di cui sono stata autrice ed attrice ed esortato le mie paure a trasformarsi in "aperture verso nuove avventure", meno statiche e penalizzanti e più dinamiche e spronanti all'agire.

Con occhi un po' meno "velati" guardo oggi ciò che ricirconda, anche grazie a te!

Da Bruno, 5 Aprile 2000

Ho molto ammirato la tua capacità di legare le innumerevoli citazioni.
Anch'io, nella mia ignoranza di tecnico, ho qualche "pensiero in movimento".
Ci sono tre citazioni che ho elevato al rango di accompagnatrici ufficiali della mia vita. Hanno tutte un denominatore comune: l'insicurezza.
"Sapere ciò che si sa e sapere ciò che non si sa è la vera caratteristica di colui che sa" (Pensieri di Confucio). In effetti più ti "acculturi" più ti si aprono baratri di ignoranza in cui rischi costantemente di affogare.
Seconda: assistevo ad una cerimonia religiosa, il matrimonio di due amici (poi separati...). L'officiante mutuava dall'ingegneria la definizione del matrimonio: la forza di due debolezze. Il paragone era riferito alla costruzione di un ponte: la debolezza delle singole arcate diventa forza non appena incastrate. Quanto abbiamo bisogno degli altri?!?
Terza: un bel libro di Luciano De Crescenzo ha come titolo: Panta rei (tutto passa, tutto scorre). Messaggio chiaro: bisogna aver fiducia nei periodi neri e... non esaltarsi troppo in quelli buoni. Infatti..panta rei.
Sono tre piccole e banali "citazioni" di insicurezza, di paure, di limiti, di coscienza... di stimolo (meno male!).

Da Cristina, 6 Maggio 2000

Aprendo il tuo libro ho sentito lo stesso piacere che da bambina provavo nel prendere in mano un libro di fiabe.

Non solo per il corpo 18, che sicuramente alleggerisce il lavoro della lettura, ma per il garbo nel procedere, proprio dei racconti di fiaba.

Se, come credo, la metafora del viaggio è il fulcro della favolistica, tu ci hai saputo condurre con soavità in un viaggio interno, in una rete di percorsi che vedono intrecciarsi e comunicare pensieri, ricordi, paure, emozioni.

Una scrittrice mia omonima, Cristina Campo, fra le tante incisive sentenze ne ha lasciata una che costantemente mi accompagna da qualche tempo: "A chi va nelle fiabe la sorte meravigliosa? A colui che senza speranza si affida all'insperabile. Sperare e affidarsi sono due cose diverse quant'è diversa l'attesa dalla fortuna mondana dalla seconda virtù teologale." 

Si, affidarsi ...ma continuare ad agire con il rigore di un cavaliere.

Da Roberto, 6 Giugno 2000

Ti scrivo questa lettera nell' istante immediatamente successivo alla conclusione della lettura del tuo libro "Pensieri in movimento".

E' un libro che è girato molto tra parenti e amici, e a tutti (sia per chi lo abbia terminato, sia per chi lo abbia "spulciato") sembra sia piaciuto. Mia madre, da quando glielo hai spedito, non fa che parlarmene, e dunque mi sono deciso infine a leggerlo.

Scrivendoti subito, così d'impulso, non ho purtroppo la possibilità (almeno per ora) di contribuire in modo effettivo al tuo prossimo progetto. Ma mi premeva farti arrivare al più presto la "mia" su un paio di cose (nella speranza, ovviamente, che questa mia e- mail non cada nel vuoto).

Prima di tutto credo decisamente "azzeccata" l'idea di un libro, inteso come forma, esteticamente e strutturalmente parlando, impostato in tale maniera. 
Forse è proprio grazie a quei caratteri così grandi, e al relativamente esiguo numero di pagine, che esercita una tale attrazione su tutti. I giovani così poco invogliati a leggere (figuriamoci, un saggio, poi!) e gli adulti così presi dallo stress quotidiano. 

In questo modo sembra invece di ascoltare un amico. E questo credo sia ottimo.

Ma è qui che mi permetto di muoverti una piccola critica. Ciò che ci si aspetta è di sentir parlare una persona, vien voglia di ascoltare i buoni consigli che ci possa dare una persona esperta (nel vero senso della parola; imitandola, potrei dire nel senso etimologico della parola), di qualcuno che, chissà perché, forse per un sesto senso, ci pare abbia "vissuto" e a cui ci sentiamo di dare, senza neanche accorgercene, fiducia. Ma soprattutto, dato che ci hai accolto sin dall'inizio come dei potenziali amici, e un amico che ci possa dare saggezza inevitabilmente ci attrae, si tende subito l'orecchio per dare ascolto. Ed è qui che mi sono un pizzico sentito tradire dalle aspettative.

Tutte quelle citazioni mi ritorneranno sicuramente utili e molto mi hanno dato, e certo sono servite a "fare" il libro. Senza di esse probabilmente il libro avrebbe perso quello spirito che ha. Eppure avrei voluto sentire di più la tua voce, che in realtà mi sembrava "persa" nel mare di voci di uomini troppo più grandi di me per essermi amici più che maestri. Maestri comunque inevitabilmente "di carta". Chi non ha provato a sfogliare a caso le miriadi di libri comprati e mai letti o le librerie di nonni e genitori? Ma è un "gioco" che alla lunga stanca, e spesso lascia ben poco.

Io credo di aver capito bene le tue intenzioni, poiché illustri molto bene il concetto di "correlazione" mediante un calzante paragone con il "windows" del pc. Ma vorrei proporti lo stesso paragone per illustrare la mia critica, affinché non sia arida e futile.
E' vero, i computer lavorano, credo si dica, in "multitasking", e questo ci permette di crearci più "link" visibili contemporaneamente dinanzi ai nostri occhi. Ma chi non si è mai ritrovato con decine e decine di finestre aperte, al punto da non riuscire più a trovare la finestra che voleva rivedere? 

In quei casi, in genere, la cosa migliore è chiudere tutte le finestre e ricominciare da capo lasciando magari aperta la sola che più ci interessa. 

Ma a quel punto credo verrebbe meno uno degli scopi primari che tu ti eri preposto.

Comunque, dopo quest' unico appunto, è giusto che io ti dica che il tuo libro mi è piaciuto e che, nel suo piccolo, mi ha "nutrito". Ma la cosa più importante è che il tuo modo di fare mi ha stimolato e, come vedi, adesso ti sto scrivendo. E spero, in futuro, se a te farà piacere, di contribuire scrivendoti ancora.

Da "un'amica sconosciuta", 4 agosto 2000

Dopo aver visitato il tuo sito mi è sembrato naturale inviarti le mie poesie, anzi, forse non è corretto chiamarle poesie.

In realtà si tratta del dialogo dell'anima suscitato, perché no, da  "pensieri in movimento". Anche se, paradossalmente, è quando tutto sembra statico che i più grandi  "movimenti" si compiono...quelli del cuore, o se preferisci, dell'anima.

È per questo che desidero trasmetterti l'immagine dell'Anima ed il suo 
ininterrotto monologo.

Ah, dimenticavo....l'Anima in questione è la mia. Non ti svelo la mia  identità ma spero di sentirti parlare della mia e-mail. 

L'Anima

Immagine dell'Anima
Leggiadro volo di gabbiano,
ali rossastre
nel cielo terso
di un giorno che volge al termine.
Serenità e pace.
Soave bellezza...
...Immagine dell'Anima.

 

L'Anima vagabonda

Lasciarsi cullare
Beati 
dalle onde impetuose
del solito pensiero.
Immergersi profondi
nelle acque cristalline e misteriose
dell'Anima vagabonda.
Cercare a tentoni
l'equilibrio... 
Spalancare gli occhi,
come finestre sul mondo,
sulla vita vissuta da altri...
....Continuare a sognare...

Da Giacomo, 17 settembre 2000

Sono stato tra i primi a "sapere"; ancora tra i primi ad "avere" e sono tra gli ultimi ad intrattenermi con te, sperando di non sbagliare l'indirizzo di posta elettronica!!! Ma non credere che questi 10 mesi siano passati invano; ho letto riletto  e diffuso tra gli amici ed i clienti il tuo libro, che come  tutti i libri comincia a vivere autonomamente dal suo autore.

"Quando si vende un libro a una persona, non gli si vendono soltanto  dodici once di carta, con inchiostro e colla, gli si vende un'intera nuova  vita. Amore, amicizia, e navi in mare di notte; c'è tutto il cielo e la terra in un libro, in un vero libro" (C. Morley, Il Parnaso  Ambulante). Così un poco conosciuto autore americano ha tratteggiato l'influenza del  libro sulle persona. La tua, è opera che fa  riflettere e apre la mente a quel "movimento" - che è vita - e che riporta ad un'unica matrice la cultura, superando le dicotomie tra pensiero e prassi. E' la prima riflessione che mi viene in mente: nel mondo dell'ipertestualità di matrice internettiana (coniamo anche neologismi...) tu dimostri che i collegamenti ci sono sempre stati, se al centro dell'interesse resta l'Uomo e non qualche suo aspetto; connessioni, che vanno ovviamente allargate a tutte le espressioni umane, dalla musica alle arti figurative, al cinema ecc.., cosa che tu, puntualmente cogli e additi come strada. Ogni volta che leggo le tue pagine, trovo qualcosa di nuovo, mi sembra di essere in riva ad un fiume largo, placido sempre uguale nel suo fluire ma sempre cangiante nel colore, nella portata, nella forza delle sue acque. I continui riferimenti al cammino - per molti versi comune a tanti amici - ti riportano alla prassi, alla vita lavorativa ed extralavorativa che ogni giorno 
affrontiamo, e dalle pagine trovi conferme, stimoli, o spunti per andare 
avanti, fermarti e rivedere. Immagino - conoscendoti - che già pensi frutto di amorevole amicizia o cortesia estrema le parole testè dette: non è così, il tuo libro colpisce anche perché non è "mangiato ed eliminato", ma "masticato e ruminato", ripreso più volte, lasciato e riletto. 

Questi libri io li chiamo "da comodino", perché mi accompagnano la sera prima di prendere sonno. Quante volte ti ho citato nelle riunioni di budget (nihil impossibile volenti) o quante volte ho usato tuoi esempi per dar vigore ad un discorso: quante volte ho riflettuto sui collegamenti, sulle interdipendenze, sulle connessioni, sulla forza del sogno per la costruzione del reale, sulla necessità di avere una grande meta, sulla positività dell'ottimismo costruttivo (il bicchiere famoso è sempre mezzo pieno e mai mezzo vuoto!!!). E spesso - rileggendo qualche pagina - ho trovato la forza - io - di andare avanti. Vedo che ho finito per parlare un po' troppo di me. Altri avranno magnificato la valenza del tuo libro per la trasferibilità dei concetti in campo operativo; mi dici che qualcuno lo ha voluto adottare come testo aziendale; io ne ho voluto parlare in chiave più personale, cercando di trasferirti gli effetti e gli stimoli che mi ha dato. 

Grazie per quanto hai fatto e grazie per il cammino intrapreso -che come mi hai anticipato - è all'inizio.
Continuerò a leggerti, a riflettere a discutere con te - pardon, col tuo  libro - e talvolta a ritrovare la forza di agire.

Da Daniela, 13 ottobre 2000

Ho letto "Pensieri in movimento", e desidero comunicarti il prodotto di alcune mie sinapsi.

Ho trovato particolarmente pregnante la dicotomia bisogno-desiderio. Nella mia vita ho troppo spesso creduto di averne tratto una sublime sintesi nel "volere": un alfieriano (o alfieresco?) "Volli, sempre volli, fortissimamente volli" sta da sempre fra le mie carte di lavoro, più volte corroborato da successi concreti.

Nella nuova ottica con cui sto (forse) imparando a vivere, ora rilevo invece che esiste una terra di nessuno e sintesi al tempo stesso: l'Amore. L'Amore vero è sia bisogno (perché è umano, vitale dover Amare ed essere Amati) che desiderio (perché è la nostra massima aspirazione), ma allo stesso tempo presenta caratteristiche estranee sia al bisogno (che ha una connotazione di egoismo che è già una degenerazione da Amore ad amore) che al desiderio (che nell'Amore è maiuscolo pure lui, perché ne è parte costitutiva, e quando non c'è Desiderio ci può essere Affetto, ma non Amore. E non parlo solo del desiderio fisico.) Sottolineo che sto parlando dell'Amore vero, non di quello che spesso si travisa o si surroga; il tutto è più marcato nell'Amore fra un uomo e una donna, ma è valido in generale.

Un'altra riflessione che vorrei trasmetterti, pur consapevole della sua banalità, è che emerge ancora una volta il problema principale della vita interiore: conoscere se stessi. Comprendiamo che la "realtà vera" (espressione cara a certi guru a forti tinte psicopatiche a me vicini) è quella del caleidoscopio (sulla mia scrivania c'è anche quello), nel senso che cambia con una minima rotazione dell'osservatore; che ciononostante dobbiamo acquisire la massima "consapevolezza degli elementi del contesto" (pag. 82); che dobbiamo distinguere ciò che è nostro da quello che ci è stato appiccicato addosso…tutto con l'obiettivo di stare il meglio possibile. 

Ma sappiamo veramente cosa vogliamo, delle cose che è possibile avere in concreto? Che consapevolezza abbiamo dello star bene a 360 gradi? Mia nonna diceva che chi è felice è matto. Poiché nessuno è mai stato talmente bene da non avere più desideri, e quindi aver appagato tutti i suoi bisogni, non abbiamo nemmeno un punto di riferimento! Ma senza arrivare al paradosso dell'assoluto, che non sappiamo nemmeno identificare gli ingredienti concreti per conseguire la piena serenità, mi pare un fatto. Così ci accontentiamo di accettabili compromessi.

Parlo dell'uomo umano, non quello disumanizzato (i più) che dai massacri visti in TV è turbato per un massimo di 8 secondi; quello la cui armonia interiore passa per quella del contesto.

Concludo con un ringraziamento: per avermi fatto rispolverare "If". Dai 15 ai 30 anni la sapevo a memoria, perché stava in tutte le mie agende e a volte appesa nella mia camera. Poi si cresce…

I vari richiami a pensatori e poeti orientali rammentano quanta saggezza hanno raggiunto, e quanto prima di noi, le loro civiltà. Eppure oggi molti dei loro popoli vivono in condizioni che io continuo a ritenere umanamente mortificanti, checchè ne dica Epicuro. Forse rileggerò "Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta", anche se ho sviluppato una certa allergia per tutto ciò che sa di "americanata".

Ti saluto augurandoti salute e serenità, e ringraziandoti ancora per avermi dato qualche dritta in più per migliorarmi.

Da Piergiorgio, 27 novembre 2000

Ora che ho letto il tuo libro mi permetto di darti del tu, mi sembra  infatti di essere entrato a far parte della schiera dei tanti amici che  hanno avuto la fortuna di condividere con te delle emozioni, delle  riflessioni, degli stimoli e insieme si sono "commossi".

Ti ringrazio ancora per avermi inviato una copia omaggio del tuo libro e per le cose che hai scritto all'interno. Qui di seguito riporto alcuni miei commenti dopo la lettura.

Definirei la tua opera un "libro non - libro" (a partire dalla sua veste  grafica, il corpo 18) che rompe i canoni classici dell'opera letteraria,  portando il lettore a riflettere su alcuni temi attraverso un cammino  fatto di flussi logici, di stimoli e di correlazioni.

Trovo la struttura molto moderna, assimilabile al linguaggio del web. Le tante citazioni potrebbero essere tanti link, rimandi ad altre opere, ad approfondimenti, che fanno diventare uno spazio di 100 pagine un'area aperta potenzialmente infinita. Legare gli argomenti fra loro attraverso correlazioni, è quello che si fa quando si parla; alla fine del libro sembra quindi di aver fatto una bella chiacchierata, piuttosto che letto un buon libro.

Lo spazio finale dedicato allo scambio con il lettore, chiama in gioco l'interazione, rendendo il libro, solitamente strumento di comunicazione unidirezionale, un'area di interscambio, trampolino di lancio per altri stimoli.

Il tuo è un libro che si legge da seduti in sole due ore, ma che ti fa  camminare per molto tempo fra gli "anelli" delle riflessioni che suscita.

Una delle correlazioni che ha suscitato in me è legata al primo capitolo ("il tempo della farfalla"), dove parli della soggettività della percezione e a volte della rigidità percettiva. A tal proposito quest'estate ho acquistato, in un banchetto vicino a piazza Campo de' Fiori, un film in videocassetta: "Lisbon Story" di Wim Wenders. E' un film molto particolare, in alcuni tratti anche molto noioso, ma che a mio avviso vuole esprimere un unico concetto legato proprio alla soggettività della percezione. Il protagonista, infatti, Philip un tecnico del suono, va a trovare un suo amico regista, Friedrich, il quale sta girando un film su Lisbona, in cui vuole "raccontare" la città così come essa è, nel modo più puro possibile. Inizia quindi il suo lavoro, telecamera in spalla, ma poi, giunto quasi alla fine, si rende conto che la Lisbona che sta "raccontando" non è la vera Lisbona, ma solo quella che i suoi occhi decidono di inquadrare. Trova allora l'espediente per risolvere l'annoso problema: si lega la telecamera alle spalle, in modo che i suoi occhi non possano decidere l'inquadratura, inficiando quindi la purezza del filmato !

Questa è stata una delle prime correlazioni che mi sono venute alla mente. Ora man mano che il libro si sedimenterà nella mia mente, ne affioreranno sicuramente altre, e te le invierò.

Risposta di Adele 27 novembre 2000

Ogni tanto il "pensiero sempre in movimento" recupera dal suo archivio qualche frase letta tra le tue pagine ed allora apro quel cassetto della scrivania e vado a ripescarlo…

Da Iberio, 15 marzo 2001

Il libro è uno di quelli che io definisco "a tre dimensioni": le prime due sono ovvie, la terza è quella in cui il lettore entra leggendo riga dopo riga. Dopo le prime dieci pagine gli occhi continuano a leggere le frasi, la mente inizia ad esplorare se stessa, in una dimensione che concentra in un tutto assoluto il proprio vissuto, i propri timori i propri entusiasmi. 
La persona fisica si isola, tanto da non accorgersi che il caffè è stanco di bollire nella moka e ha deciso di esplorare la cucina.
Se fosse un quadro lo definirei un ologramma, se fosse un film lo definirei Matrix.
Complimenti al nuovo amico Paolo ed un incoraggiamento a continuare ad aiutare gli amici a conoscere meglio se stessi.

 

Email: contributi@pensierinmovimento.com

In sottofondo stai ascoltando "Questione di feeling" di Mina e Cocciante

 

 

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